La storia narra che fu Marco Polo il primo a vedere il fiume Mekong già nel XIII secolo, ma il primo a descrivere il suo viaggio sul fiume fu il missionario domenicano portoghese padre Gaspar da Cruz, che visse in Cambogia a metà del 1500.
I primi a pensare al Mekong per scopo “commerciale” furono i francesi, i quali avevano pensato di utilizzare il fiume per navigare attraverso il sud-est asiatico in direzione della Cina, ma la prima spedizione guidata fece capire immediatamente che non era un’idea vincente e raffreddò i loro animi, infatti la guida Francis Garnier nel 1860 si imbattè nelle cascate di Khone, nel Laos meridionale.
Si ritiene che siano le più ampie cascate del mondo, quasi 11 km di larghezza, e verso la fine della stagione delle piogge, si aggiunge un altro primato, ovvero un flusso d’acqua pari al doppio delle famosissime cascate del Niagara.
Per aggirare questo enorme ostacolo, i francesi costruirono una ferrovia lunga 14 chilometri, con due punti di carico/scarico alle estremità, a volte intere imbarcazioni venivano sollevate e caricate sui vagoni ferroviari, ma la rotta commerciale faticò ad esplodere.
La ferrovia restò operativa fino alla fine della seconda guerra mondiale, suo il primato di essere l’unica ferrovia del Laos, ma non servì a nulla, gli abitanti dei villaggi portarono via i binari e lei smise di funzionare.
Oggi restano i due moli, un ponte tra le due isole, qualche traversina ed una splendida locomotiva a vapore arrugginita.
I paesi che si affacciano sul fiume Mekong, essendo nazioni indipendenti, hanno lottato per ridurre lo sviluppo eccessivo di produzione di riso e disboscamento, le cui associazioni regionali dal 1957 hanno proposto numerosi progetti per l’energia idroelettrica, la navigazione e il controllo delle inondazioni
Gli interessi politici, purtroppo, e le rivolte non ne hanno permesso la loro realizzazione.
0 commenti